La “piccola Armenia” – L’isola di San Lazzaro degli Armeni: autentico scrigno di storia, cultura e fascino. Una “perla” che non finisce mai di farsi ammirare e di regalare bellezza.
Quest’isola suggestiva, ha una superficie di circa 3 ettari e, come molte altre isole, nel passato fu abitata dai benedettini, dai domenicani oltre che adibita a lebbrosario e lazzaretto, è situata nelle immediate vicinanze della costa ovest del Lido di Venezia ed è uno dei primi centri al mondo di cultura armena, viene anche chiamata “Armenia in miniatura”, in essa vi è un monastero molto conosciuto, casa madre dell’ordine dei Mekhitaristi.
Qui, nella prima metà del 1700 Petros Manuk, sacerdote armeno proveniente dall’Anatolia, conosciuto con il nome di Mekhitar (consolatore) fondò un convento, Mekhitar è considerato il pioniere della rinascita della letteratura armena in lingua classica, sull’isola nel 1735 compose un’edizione della Bibbia in Armeno e nel 1749, anno della sua morte, portò a compimento un dizionario.
L’isola, dopo i primi anni in cui la comunità si dedicò al restauro degli edifici esistenti, alla costruzione di nuovi stabili oltre che ad un bellissimo giardino, si trasformò in un centro di cultura e scienza destinato a mantenere in vita la lingua, la letteratura, le tradizioni e i costumi del popolo armeno, nel 1789 sorse la prima tipografia grazie alla quale i monaci poterono diffondere autonomamente la lingua e la cultura armena, con una macchina da stampa che produsse lavori in 38 lingue e dieci alfabeti; tra il 1823-25, venne costruita una nuova tipografia e Mekhitar fece allestire una biblioteca: ad oggi sono conservati circa 170.000 volumi, di cui 4.500 manoscritti, tra le varie cose che si possono ammirare nel museo vi sono dei manufatti arabi, indiani ed egizi, tra cui la mummia di Nehmeket risalente all’800 a.C..
A differenza di molti altri edifici religiosi, quelli di San Lazzaro degli Armeni sopravvissero all’invasione napoleonica perché il monastero venne considerato un’accademia di scienze, l’isola ha sempre dato ospitalità agli eruditi e agli allievi sia armeni che di altre nazionalità, fra i quali anche Lord Byron che nel 1816 studiò la lingua armena.
I monaci dell’Isola di San Lazzaro coltivano nel giardino del convento molti rosai, che vengono utilizzati per produrre una marmellata di petali di rosa che, come vuole la tradizione, vengono colti all’alba. I residenti al 31 dicembre 2017 sono 22: di cui 21 uomini e una donna.
Una curiosità: nel dialetto veneziano l’albicocca è chiamata armełín ovvero “frutto armeno”, il nome scientifico dell’albero è difatti armeniaca, in riferimento al luogo d’origine dalla pianta.
Un’altra curiosità: numerose fonti parlano anche di una permanenza in quest’isola (nel 1907) di Ioseph Vissarionovič Džugašvili, conosciuto storicamente con il nome di Stalin, all’ora era un rifugiato politico che contraccambiava l’ospitalità suonando le campane e pulendo la chiesa, a quanto pare se ne andò a causa di alcuni dissidi.
L’isola è visitabile tutti i giorni dalle 15:30 alle 17:30. La visita guidata dura circa 90 minuti.